La specie oggetto delle progetto è Austropotamobius pallipes (Lereboullet, 1858) è elencata negli allegati II e V della direttiva Habitat dell’UE. Le popolazioni autoctone di A. pallipes hanno subito una notevole contrazione e un diffuso declino negli ultimi 50 anni in Europa (Souty-Grosset et al. 2006, Atlante di gamberi in Europa).
In Italia il calo è stato di circa il 74% negli ultimi 10 anni (Holdich et al. 2009, KMAE). Questa specie è anche elencata come “in via di estinzione” dalla IUCN (Füreder, 2013). La presenza di popolazioni residue di A. pallipes è attualmente limitata a piccoli corsi d’acqua e alcune sorgenti, dove i gamberi alloctoni invasivi non si sono ancora espansi e l’habitat è meno influenzato dalle attività umane (Ghia et al. 2013, Freshw Crayfish).
Queste popolazioni sono oggi unità riproduttive isolate, spesso confinate in torrenti di montagna singoli o in bacini separati. Lo stato di conservazione delle popolazioni di A. pallipes nella regione biogeografica continentale italiana (compreso l’Appennino nordoccidentale) è stato segnalato come “sfavorevole-inadeguato” e in “notevole declino”, quindi con una tendenza negativa a breve termine (Genovesi et al 2014, ISPRA).
Tuttavia, l’Italia nordoccidentale è un hotspot per A. pallipes in cui è stata rilevata un’elevata diversità nucleotidica e diversi gruppi si sovrappongono (Trontelj et al. 2005, Mol Phylogenet Ev.). Quindi, la strategia di conservazione di A. pallipes nel nord Italia, deve tener conto della complessità del modello biogeografico e del progressivo isolamento delle popolazioni locali (Bernini et al. 2016, Conserv Genet).
Nell’area del progetto, secondo gli Standard data form Natura 2000 del 2014 e le misure specifiche di conservazione (MSC), la specie è ancora presente in 24 su 28 siti. Una stima di 50 popolazioni di A. pallipes è plausibile, ma spesso sono relitte, appaiono a bassa densità e confinate in piccoli corsi d’acqua.
I dati quantitativi sono carenti nell’area complessiva del progetto. Per la prima volta in Italia, 2 popolazioni di nuova costituzione del gambero invasivo della california Pacifastacus leniusculus sono state recentemente rilevate all’interno del sito del progetto “Lago del Brugneto” (IT1331019), situato presso il promontorio del bacino del fiume Trebbia (1.070 km2), e ai margini (circa 3 km) del sito “Rocca dell’Adelasia” (IT1322304) (Capurro et al. 2007, Aquat Invas; Bo et al. 2016, Natural Hist Sci); entrambi i siti ospitano ancora alcune popolazioni residue di A. pallipes.
Sebbene queste popolazioni di gambero della California siano ancora limitate, questa specie è il gambero invasivo di maggior successo in Europa e non ci sono dubbi sul fatto che molti altri laghi e corsi d’acqua italiani (ancora popolati dal specie autoctone) saranno in futuro occupate da questa specie, causando forti impatti negativi sulla biodiversità delle acque dolci e sul funzionamento dell’ecosistema. Inoltre, le altre due specie più invasive di gamberi americani, Procambarus clarkii (gambero rosso della Luisiana) e Orconectes limosus, sono diffuse nell’area del fiume Po e rappresentano una potenziale minaccia per l’intera area del progetto, specialmente quella collinare, cioè all’interno del “Basso Trebbia” (IT4010016) dove A. pallipes è recentemente scomparso, a causa della colonizzazione di P. clarkii.
Tutte e 3 le specie aliene invasive rappresentano forti concorrenti per il gambero autoctono e sono i portatori della peste di gambero, una malattia responsabile della rapida estinzione delle popolazioni di A. pallipes; rappresentano, quindi, una delle minacce più pericolose per le specie autoctone, così come il rilascio eccessivo di salmonidi per il ripopolamento, con conseguente possibile diffusione di agenti patogeni.